| 19th VINHO DO PORTO RALLYE DE PORTUGAL 1985 (6 marzo 1985 – 9 marzo 1985)
Prove Speciali complessive 47, così suddivise: - 1^ tappa: 17 PS - 2^ tappa: 10 PS - 3^ tappa: 12 PS - 4^ tappa: 8 PS
La stagione 1985 vive un primo momento chiave già in occasione del suo terzo appuntamento. Quel Rally del Portogallo che inquietava i protagonisti (piloti) e gli addetti ai lavori per le “corride” degli spettatori ma che godeva di apprezzamento costante da parte della FISA…forse perché ad organizzarlo era Cesar Torres, amico di lunga data e stretto collaboratore di JM Balestre.
Primo appuntamento su terra, benché a fondo misto, dell’annata.
Un altro momento chiave di quel 1985, sicuramente più significativo, arriverà più avanti, con la fine della primavera, con l’Acropoli. Ma il Portogallo, quando l’inverno ancora non è neppure terminato, già sarà decisivo per molte cose, qualcuna attesa, qualcun’altra meno.
L’Audi, nello sbarcare all’Estoril, si trova già ad affrontare, con affanno, un crocevia fondamentale della propria annata. Che la stagione ’85 si preannunciasse non facile per le Sport Quattro era stato chiarissimo dal finale di stagione precedente; che le cose fossero così complicate trascorse appena due gare probabilmente non rientrava nei piani di Ingolstatd. Non che il divario in classifica con la Peugeot fosse particolarmente marcato (4 punti, praticamente niente)....piuttosto era preoccupante l’apparente impotenza con la quale le vetture tedesche erano state battute dalle nuove berlinette francesi. Al Montecarlo, la bravura di Roehrl e l’incredibile svarione di Harryman avevano ampiamente mascherato le difficoltà delle Audi. Impossibile però non tenere conto che Vatanen, tra tempi monstre (i suoi) e pneumatici sbagliati (quelli di Roehrl, decisivi, a Puget-Theniers), aveva rifilato complessivamente poco meno di un quarto d’ora al bavarese (3 minuti di vantaggio prima del parco chiuso di Gap, i quasi 5 recuperati e gli oltre 5 dell’arrivo). Un’eternità. In Svezia, se possibile, era andata anche peggio. Tutti gli sforzi dell’Imperatore locale Stig Blomqvist non erano riusciti a contenere, se non per una speciale (la prima), l’accoppiata Turbo 16 – Vatanen dilagante. E ad un certo punto della gara gli occhi dello svedese avevano dovuto lasciar perdere il finnico davanti e concentrarsi nel riuscire a contenere il finnico che era dietro (Salonen). La Svezia, infine, aveva definitivamente sancito la difficoltà nel raggiungimento del limite della Sport Quattro, già apparsa nel corso del 1984, nonché il disamore di Hannu Mikkola per quell’auto, lontana parente della macchina da guerra che lui stesso aveva sapientemente creato. In Portogallo, quindi, l’Audi ha di fronte un compito ben preciso: deve riuscire a dimostrare, al mondo ma forse ancora di più a sé stessa, di poter stare davanti alle imprendibili Peugeot. Non tanto per questioni di classifica, quanto piuttosto in prospettiva, per il prosieguo di stagione.
L’Audi si presenta al via con due vetture, affidate a Walter Roehrl, il che è abbastanza ovvio, ed a Stig Blomqvist, un po’ meno ovvio se si considera che Stig non aveva una grossa esperienza della prova lusitana e che l’anno prima aveva dato segni abbastanza inequivocabili di non avere un feeling propriamente ottimale con quel rally, problema mascherato dalla innata classe. Ben diverso il caso del compagno Mikkola, che in Portogallo aveva corso e vinto parecchio. Forse impegnato nello sviluppo della S1, forse sulla via della progressiva riduzione degli impegni rallystici (Hannu aveva dichiarato già dall’anno prima di voler partecipare ad un numero minore di rally, anche considerando che a quel tempo già risiedeva in Florida). Una Quattro A2, semi-ufficiale ma in livrea HB, viene inscritta dallo sciatore austriaco Grissmann.
La Peugeot schiera come di consueto le sue prime guide finlandesi, Ari Vatanen e Timo Salonen. Dopo la parentesi svedese si rivede in gara anche una Lancia. Nonostante l’anno prima le 037 avessero lottato con buonissimi risultati contro le Quattro, Cesare Fiorio non aveva previsto la partecipazione di nessuna vettura ufficiale, dati anche gli impegni legati allo sviluppo (in ritardo) della S4. L’unica auto italiana, iscritta dal Jolly Club, è per Miki Biasion, sulla strada della sua ultima stagione di apprendimento Mondiale prima di trasferirsi in Corso Marche.
Completano il parco partenti, oltre ad un ampio numero di autoctoni (in gran parte con le “storiche” Escort MkII), la Renault 5 Turbo di Moutinho, gestita dalla filiale portoghese della Régie, ed una coppia di Golf GTi ufficiali affidate a Jochi Kleint e Franz Wittman.
(To be continued)
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