| Amilcare Ballestrieri, più volte campione Italiano di velocità di motociclismo, grande amico di Leo Cella e Franco Patria, i due giovani corridori di Sanremo tragicamente scomparsi, ha iniziato nel 1968 la sua attività nel Raliyes con una Renault «8 Gordini». Nel 1969 ha partecipato al Rallye di Montecarlo con una normale Lancia Fulvìa coupé 1,3 Rallye.
Ecco come è andata e cosa è avvenuto in 6000 km dì corsa e di guida ininterrotta raccontati da Amilcare Ballestrieri. Alla fine del racconto Amilcare dà qualche consiglio a chi allora avesse deciso di “correre” il terribile “Monte”, compresa una “nota spese” molto significativa per l’epoca.
Quando abbandonai la moto per dedicarmi all'auto ero ormai deciso a partecipare al Montecarlo che, a torto o a ragione, è ritenuto il più famoso dei Rallyes. Già lo scorso anno quando seguii il povero Cella nel suoi allenamenti, mi resi conto delle difficoltà che il Rallye presentava: tuttavia ero fermamente deciso a disputarlo. Perciò quando la Jolly Club mi mise a disposizione una «Fulvia coupé gruppo 1, fui ben contento di potervi partecipare pur sapendo che con una vettura strettamente di serie non potevo permettermi nessuna affermazione di rilievo. Il mio navigatore, Daniele Audetto, è lo stesso che Cella aveva scelto per il Montecarlo dello scorso anno e che era già stato con me nella mia prima corsa, il rally dell’isola d’Elba. Ebbi così il grande vantaggio di potere usufruire delle «note» che erano state preparate lo scorso anno, naturalmente con l'eccezione delle nuove tappe inserite quell’anno.
Iniziammo gli allenamenti In dicembre con un certo ritardo, dato che sia il mio distributore di benzina sia il bar di Daniele ci lasciavano ben poco tempo libero. Mi accorsi sin dalle prime prove, che il Rallye era molto più difficile dello scorso anno, e mi resi conto di quanto a mal partito mi trovassi sulla neve, che mai in tale quantità avevo trovato sulle mie colline vicino a Sanremo. Poi a poco a poco mi sono abituato.
Le prove sono certo uno degli aspetti più interessanti di tutto il Montecarlo: è durante le prove che si fanno le amicizie e le esperienze utili, e soprattutto si ha il modo di studiare da vicino la tecnica dei campioni. Contavamo di effettuare gli allenamenti per circa quindici giorni, il minimo necessario, per farsi almeno un'idea di quello che sarebbe stato il Montecarlo: riuscimmo invece a racimolare a mala pena una settimana, limitandoci a provare solo i tratti più Impegnativi, come il Turini e le nuove tappe inserite in quella edizione del 1969.
Le sorprese, amare sorprese, cominciarono per noi sin dalle prime battute della corsa. Il Montecarlo era stato accusato dai corridori e dai giornalisti di essere diventato troppo facile, inferiore ad altri Rallyes che si correvano in Europa. Perciò gli organizzatori si erano vendicati e avevano trasformato la lunga marcia di trasferimento (3500 km. circa), che fino allo scorso anno altro non era che una tranquilla passeggiata, in una tappa tiratissima, dove era un problema rispettare la media prevista dei 60 kmlh, sia per la nebbia sia per le caratteristiche delle strade. Decisi perciò di guirare sempre io per non correre il rischio di arrivare in ritardo.
Ma ecco la cronaca della nostro Monte in corsa. Durante la prima giornata la prima disavventura: l'Impianto elettrico della Fulvia va a massa, privandoci dei fari e così un po' per l'oscurità un po' per la nebbia, perdiamo ben 40 minuti. Ne fa le spese anche uno degli equipaggi «ufficiali» della Datsun che ci ha seguiti fiducioso nella nostra miglior conoscenza del percorso. Sono ormai sicuro che non riuscirò mai ad arrivare in tempo a Montecarlo per disputare le due prove finali. Invece la fortuna e la rabbia per quello stupido errore mi aiutano a continuare. Riesco così a classificarmi tra quelli che disputeranno il percorso comune, nonostante l'handicap in partenza di quasi 40 minuti. Ma le disavventure non sono finite Al termine di due durissime tappe, durante un attimo di tregua, in un tratto molto facile nel quale si riesce facilmente a stare nei tempi perdo un attimo la concentrazione (è spiegabile, mi sembra, dopo 4000 km. di guida!), ma è un attimo fatale e mi risveglio contro un masso grande come una casa che distrugge la fiancata sinistra e parte dei fari, privandomi dei 50% delle luci. Benché con quei pochi fanali proseguo, «tirando» come un disperato tra le urla e le imprecazioni di Daniele che mi scongiura di andare più piano. Sorpasso non so quanti concorrenti, partiti prima di me: molti li trovo nel burroni che fiancheggiano la strada, altri sono finiti contro le piante.
In compenso vedo nello specchietto la Porsche di Waldegaard che mi sta raggiungendo e che per un po' non può superarmi: poi appena la strada diventa più larga, mi passa in pieno, a più di 150 all'ora (sul ghiaccio!) e scompare quasi volando oltre le due curve successive.
Quasi non ci credo quando mi annunciano che sono uno dei sessanta che disputeranno l'ultima prova, la notte magica del «Turini». Naturalmente non posso sperare di arrivare tra i primi dieci: ci sono sempre i 40 minuti perduti all'inizio, ma posso sempre sperare di ben figurare nella speciale classifica di «gruppo 1».
Ora finalmente riesco ad avere le gomme chiodate, che tanto mi sono mancate In alcuni tratti del percorso comune.
Quando tutto finisce e mi comunicano la classifica, mi sembra quasi Impossibile di essere arrivato così in «alto»: soprattutto posso finalmente dormire in un letto dopo tre giorni e due notti passati praticamente senza chiudere occhio, guidando quasi ininterrottamente per oltre 6000 km.
A questo punto penso sia utile dare qualche consiglio a chi, come abbiamo fatto noi, vuole partecipare ad un Rallye impegnativo come quello di Montecarlo. Innanzitutto, ripeto quanto già detto riguardo al tempo necessario per provare: noi lo abbiamo potuto provare solamente per 7 giorni, ma il minimo indispensabile è di almeno 15 giorni. Le spese di preparazione sono state minime, trattandosi di una vettura di «gruppo 1»: ci siamo quindi limitati alle gomme (sono necessari almeno tre treni di pneumatici) e all'Iscrizione (circa 100 mila lire) e alle spese minime per Il sostentamento, Complessivamente abbiamo speso circa 500.000 lire, il minimo per una gara di questo tipo; certi miei amici che hanno fatto Il « Montecarlo , hanno Invece toccato cifre di 6 milionl.
AMILCARE BALLESTRIERI
Da QR marzo 1969
P.S: Per la cronaca, in quel Monte del 1969, Amilcare Ballestrieri e Danile Audetto sulla loro Fulvia coupé 1.3 Rally di gruppo 1 su piazzarono alla fine al 13° posto.
Edited by sisteron - 27/1/2021, 19:23
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