| In agosto, un mese che ci ha portato via personaggi come Andrea Pininfarina ed Enzo Ferrari, ci ha lasciato un altro grande, Claudio Maglioli. L'ho ricordato insieme all'amico Carlo Cavicchi ("penna stanca"), nel blog del Direttore su Quattroruote e, qui di seguito, potete postare un vostro pensiero su di un personaggio che fa parte della storia dei rally.
Ho appreso della scomparsa di Claudio da un freddo sms inviatomi da un amico. Di Claudio Maglioli pilota ho letto, all’epoca, le imprese in corsa nelle cronache delle gare sui principali circuiti o su strada come, ad esempio, la Targa Florio. Poi, per Claudio, ci fu il periodo da collaudatore Lancia e il lavoro di preparazione delle auto da corsa nella sua storica officina alle porte di Biella. E qualche tempo dopo iniziai anch’io a correre. Sì, nei rally, come navigatore. A bordo di una Fulvia HF che portava in mostra sulla carrozzeria la scritta “Elaborazione Maglioli Biella-Italy”. Conobbi così Claudio Maglioli. Frequenti, infatti, i miei “soggiorni” nella sua officina biellese dove l’esiguo spazio consentiva di ospitare poche auto. Prodigo di consigli, mi fece comprendere cosa intendeva per ricerca della perfezione e quale fosse la modestia di un primo della classe. E Claudio Maglioli al top lo era, come uomo e come tecnico. La rossa Lancia Stratos Rossignol preparata nella sua mitica officina per il pilota biellese Giampiero Bagna con cui ho condiviso per alcuni anni l’abitacolo della “Regina” dei rally, così veniva chiamata la Stratos, era al top quanto ad allestimento e preparazione. Insomma era al livello delle versioni della squadra ufficiale Lancia, quelle con la livrea Alitalia, quelle portate in corsa da piloti come il fuoriclasse Sandro Munari per intenderci. Non solo, anche la Lancia Stratos blu del campione francese Bernard Darniche veniva “seguita” nella piccola officina biellese. E Claudio Maglioli, da grande professionista qual era, riusciva ad “elaborare” le Stratos di Bagna e di Darniche come due gocce d’acqua quanto allestimento e preparazione. Anche i cavalli sviluppati dai possenti sei cilindri erano identici. Incredibile. Già, la proverbiale perfezione di Maglioli. Mi ha aiutato tanto Claudio, prima e durante le corse, ma anche nel lavoro di giornalista. Come non ricordare il minuzioso racconto sull’amata barchetta Fulvia F&M Special? Mi rivelò che questa particolare auto da corsa, in pratica una Fulvia HF coupé accorciata e senza tetto, fu ideata sul volo di ritorno dall’America dopo una corsa. Già, insieme a Cesare Fiorio allora direttore del reparto corse Lancia. E la sigla F&M significa infatti Fiorio&Maglioli. Claudio guidava meravigliosamente e non soltanto in corsa. Lo dicevano tutti. Ci siamo visti per anni, ma non sono mai riuscito a sedergli accanto per ammirare la sua guida. Neppure per pochi chilometri. Con affetto e riconoscenza: ciao e grazie Claudio Twin
Edited by sisteron - 25/9/2020, 22:31
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