| Il racconto che segue è già apparso sul sito Parco Chiuso, ma penso valga la pena di riproporlo in questa sezione del forum e riguarda la mia prima auto che è stata fondamentale per il mio ingresso nei rally. Il primo amore non si scorda mai. Vero. Anche la prima auto, però, non si dimentica facilmente La mia prima auto fu una Fiat «124» berlina blu scuro. Veramente era di mio padre, che, nel 1966, la pagò, su strada e in contanti, 1.118.400 lire (577,61 euro). Nel prezzo, due dei tre optional previsti dalla Casa, l'antifurto (4500 lire - 2,32 euro), lo schienale regolabile dei sedili anteriori (10.000 lire - 5,16 euro), mentre non erano compresi i pneumatici con fianco bianco (8600 lire – 4,44 euro) giudicati un po' troppo aristocratici per una berlina di classe media.
La «124» blu, però, stava soprattutto in garage poiché mio padre preferiva recarsi al lavoro con i mezzi pubblici. Fui io, fresco di patente, a convincerlo a farsi accompagnare in auto per il rientro pomeridiano in ufficio. Ed ecco che all'ora fatidica, le 14.30, minuto più minuto meno, dopo un perentorio «Andiamo!» di mio padre entravo in azione. Prima, seconda, terza, adottando una guida molto tranquilla, destreggiandomi nel traffico senza che fastidiosi sussulti, dovuti a cambi marcia troppo bruschi, alterassero la fluidità di marcia raggiungevo il centro. Salutavo l'augusto genitore con un «Ciao, ti passo a prendere questa sera», poi, finalmente, il pomeriggio con lei, la «124». Pomeriggi che il più delle volte trascorrevano tra auto-lavaggi e negozi di autoaccessori. E così iniziai a personalizzare un po' l'asettica, almeno per me, «124» blu, anche se dovevo stare molto attento nel scegliere i «pezzi» da cambiare per non incorrere negli strali del genitore. Incominciai a sostituire il pomolo del cambio in plastica rimpiazzandolo con uno di legno, mentre per i fendinebbia ci volle un po' di tempo poichè dovetti attendere la «bustarella» natalizia per disporre dei soldi necessari per acquistarli. Già, perché la «mancetta» settimanale elargita dai genitori non mi lasciava ampi margini d'investimento: qualche sigaretta, un cinema e la benzina per la «124», che, a essere sinceri, non è che fosse poi tanto sobria nei consumi. Secondo la prova di Quattroruote, di cui ero un accanito lettore, a 120 km/h si riuscivano a percorrere 9,4 chilometri con un litro mentre a 140 km/h se ne facevano a mala pena 7,6. Così molto spesso mi capitava di riuscire a mettere insieme non più di 3000 lire (1,55 euro). «Un pieno da studente!», dicevo, vergognandomi, mentre porgevo le banconote all'addetto dell'area di servizio. Beh, all'epoca con 3000 lire (1,55 euro) si riempiva il serbatoio di una «500» (alla fine degli anni Sessanta, la benzina costava 140 lire al litro, cioè 0,07 centesimi!). Certo, al volante della «124» mi divertivo, ma, a lungo andare la monotonia del percorso casa-ufficio-casa con a fianco mio padre aveva in qualche modo sgonfiato i miei ardori di pilota. Poi la svolta. Una sera fui invitato da alcuni amici a vedere il passaggio dei concorrenti iscritti al rally Sanremo-Sestriere, una corsa molto importante, valida anche per il campionato mondiale della specialità. Iniziò così la mia passione per i rally, di cui ho già scritto nella sezione "Discussione sui rally - Come è iniziata la vostra passione per i rally" e, come ho raccontato, la Fiat 124 berlina blu scuro ha avuto un ruolo determinante. Ma questa e un’altra storia. A proposito dell’accenno iniziale, il primo amore, il mio si chiamava Anna. Era una cara e dolce compagna di classe. Non l'ho mai più rivista.
Nella foto sotto, ecco come trasfomavo la 124 berlina di mio padre quando andavo a vedere i rally e quando alla notte, ovviamente alla sua insaputa, andavo a provare con un mio amico le prove speciali dei rally.
Edited by Twinmaster - 8/3/2009, 22:39
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