ECCO, COME PROMESSO, LA PARTE 2 (E FINALE): La prima metà di stagione era così giunta al termine, con tantissime domande ancora senza risposta. La seconda parte partiva subito con il botto: ad attendere i team c’era il Rally Acropolis in Grecia, noto anche come Safari Europeo per la sua durezza. La sua reputazione fu confermata già 4 km dopo l’inizio della prima speciale, con il ritiro di Makinen per problemi elettrici. Bruno Thiry fu il secondo tra i piloti principali a ritirarsi, poco dopo, quando il suo motore esalò l’ultimo respiro sulla SS5, mentre era in testa. Alla fine della prima giornata, praticamente tutti i piloti avevano riscontrato qualche tipo di problema, generato dal mezzo o da loro stessi. Nonostante in Mitsubishi non fossero certo entusiasti per aver perso, ancora una volta, Makinen, a consolarli c’era il loro pilota numero 2, Richard Burns: il britannico era in testa con McRae alle calcagna. Tuttavia, Burns perse tempo ad aprire la strada il secondo giorno, e scivolò fuori dalle posizioni di vertice. Mcrae balzò al comando fino alla fine della SS10, poi la coppia Auriol-Giraudet si è instaurata a sua volta in testa. Dietro a Didier e Colin, Sainz aveva di nuovo a che fare con Kankkunen. La terza giornata si preannunciava davvero scoppiettante, con solo 16 secondo a separare le prime quattro auto! Burns nel frattempo stava cercando di riprendersi quello che aveva perso, ma il rally dell’Acropolis voleva un’altra vittima, e scelse proprio la Mitsubishi di Richard, che dovette arrendersi per via di problemi alle sospensioni. Anche Sainz e Kankkunen riscontrarono presto grattacapi da risolvere e così Auriol e McRae si ritrovarono da soli a combattere per la vittoria. Auriol era in forma strepitosa e costruì una solida leadership sullo scozzese, il francese stava volando, volando così tanto che un atterraggio brusco gli costò 45 secondi e la vittoria. McRae non si fece pregare e portò a casa la terza vittoria dell’anno, affiancato da Auriol e Kankkunen sul podio. Sainz, Loix e Liatti completarono la zona punti. Dopo questo risultato, McRae era nuovamente il leader della classifica generale, con Sainz, Kankkunen e Makinen poco dietro di lui: quattro piloti di quattro team diversi!
Il round numero 9 riportava la contesa nell’emisfero sud, in Nuova Zelanda. Auckland attendeva i piloti con pioggia battente, con le strade che erano diventate di fanghiglia molto scivolosa. Geograficamente, questo era l’evento più vicino al Giappone. Considerando che tre dei quattro team proveniva proprio dallo Stato del Sol Levante, ci fu un’incredibile partecipazione di auto ufficiali, semi-ufficiali e private. Subaru per esempio aveva grandi aspettative per questo evento, e quindi oltre ai loro piloti titolari McRae e Liatti, aveva affidato una terza Impreza S5 al pilota finlandese Juha Kangas, nella speranza che potesse rivelarsi presto il nuovo Juha Kankkunen, e anche a una Impreza 555 semi ufficiale al l’idolo locale Possum Bourne. Nonostante tutto questo impegno, solo uno dei loro piloti fu in lizza per la vittoria: Colin McRae. Tutte le altre “Subie” erano già fuori dalla top 8 dopo il primo giorno. In ogni caso McRae, vincitore qui per tre volte di fila tra il 1993 e il 1995, trovò comunque da battagliare con qualcun altro: le due Corolla di Sainz e Auriol! I tre piloti si scambiarono le posizioni più volte. Nonostante la continua pioggia battente, gli spettatori non mancarono di far sentire il loro sostegno agli equipaggi: anzi, erano così tanti che cominciarono a piazzarsi anche in posti poco sicuri. Mentre stava spingendo come un matto, Colin si ritrovò a colpirne uno, che fortunatamente se la cavò solo con una gamba rotta. Dietro il trio di testa, Burns si ritrovava quarto, in attesa di un’occasione per arrivare sul podio. Il suo compagno Makinen era più indietro, guidando con grande attenzione per evitare un incidente, viste le tre Lancer distrutte nei tre anni precedenti. Ford era l’unico team non giapponese, ma aveva anch’essa delle sorprese: due Escort nuove di zecca, che dovevano essere le ultime due a essere costruite prima dell’arrivo della nuova Focus WRC nel 1999. Sfortunatamente per loro, Bruno Thiry ne distrusse una seriamente. Fortunatamente l’equipaggio uscì illeso dalla botta, ma chiaramente serviva un’altra Escort per finire la stagione. Kankkunen a questo punto era chiamato a salvare la trasferta per Ford, ed era quinto alla fine della prima giornata. Il rally continuò con una pioggia incessante, che trasformò alcune strade in fiumi, provocando la cancellazione di un paio di speciali. In ogni caso l’evento continuò. McRae andò in testacoda sulla SS12 e dopo forò anche una gomma, Burns invece cappotto la sua Mitsubishi. Questo significava che le due Toyota erano indisturbate al comando, in battaglia per la vittoria. Auriol era mezzo minuto davanti a Sainz, prima di andare in testacoda a sua volta e perdere 40 secondi. Le due Corolla arrivarono alla fine della SS23 con solo mezzo secondo a separarle. Questo significa che le ultime due speciali videro un duello senza esclusione di colpi tra i due, e, alla fine Sainz portò casa il 22esimo sigillo nel WRC, un record per l’epoca. Auriol lo seguì sul podio assieme al prudente, per questa gara, Tommi Makinen. Questo significava quarto posto per Juha Kankkunen. Dopo aver visto chi era il migliore in acqua in Nuova Zelanda, per il round numero 10 era il momento di vedere chi era il migliore in aria. Il Rally di Finlandia, un classico del WRC, attendeva i piloti con le sue strade con medie di velocità pazzesche tra gli altri e su tanti, tanti salti! Proprio qui in Finlandia ha debuttato una nuova WRC, la SEAT Cordoba. Il team spagnolo aveva vinto per tre volte di fila, tra il 1996 e il 1998, il titolo Kit Car. Il loro pilota di punta era Harri Rovanpera, padre di Kalle Rovanpera, il campione del mondo WRC in carica in questo momento. Nonostante il loro grande palmares nella categoria Kit Car, purtroppo le loro performance questa stagione non furono brillanti come il giallo della loro livrea, e conclusero la stagione con un solo punto. Con il team in giallo che doveva fare i conti con la forza dei nuovi avversari, il team in blu, la Subaru, non se la passava meglio qui: entrambe le Impreza di McRae e del pilota finlandese Jarmo Kytolehto erano già fuori dai giochi a causa di errori dei piloti, poco dopo l’inizio del rally. Gli altri piloti finlandesi in ogni caso non se la stavano cavando per niente male: Makinen era primo, Kankkunen terzo e Gronholm quarto. In seconda posizione c’era il solito Carlos Sainz, che era il primo pilota non scandinavo ad aver vinto qui nel 1990, e certamente contava nel ripetersi. Alla fine della prima giornata, le prime tre auto erano raccolte in solo 10 secondi, ma durante la seconda e terza tappa la coppia Makinen – Mannisemaki è semplicemente volata via, risultando inattaccabile dagli inseguitori, vincendo il rally per la quinta volta di fila e, soprattutto, riaprendo i giochi per il titolo. Sainz e Kankkunen occuparono i restanti gradini del podio, dopo aver combattuto strenuamente anche questa volta, ovviamente. Dietro di loro Gronholm concluse il suo rally fuori strada, consentendo ad Auriol, Burns e Radstrom di completare la zona punti. l’undicesimo round del 1998 doveva essere il rally di Indonesia, inserito in calendario per la prima volta nel 1996. Purtroppo però l’evento saltò a causa delle crisi politiche dell’epoca e mai più ritornò nel wrc. Conseguentemente l’undicesimo round fu il rally di San Remo, nella nostra Italia. Per la prima volta dal sesto round, si trattava di un evento completamente su asfalto, quindi nuovamente le regine potevano essere attaccate dalle Kit Cars. Subaru arrivava qui forte della doppietta dell’anno precedente, ma McRae risultava già attardato da una foratura sulla SS3. In ogni caso l’Impreza confermò la velocità sull’asfalto, e l’idolo di casa Piero Liatti, supportato da tutti i fans della penisola, ora aveva la possibilità di svoltare la stagione con una bella vittoria. Sfortunatamente per lui, si ritrovava un avversario ostico da dover battere: Tommi Makinen. Nonostante si trattasse di un evento interamente su asfalto, il campione del mondo in carica arrivava qui in forma strepitosa dopo la vittoria in Finlandia. La battaglia naturalmente fu emozionante, con i due che conclusero la prima giornata separati da soli 3 secondi. Le due Corolla erano dietro la coppia di testa, aspettando l’occasione giusta per attaccare. Purtroppo per loro però, Auriol si ritirò dopo aver colpito una roccia in un tentativo di tagliare una curva, mentre Sainz si rese conto in fretta che più che attaccare i due di testa, doveva difendersi da un McRae in furiosa rimonta. Sainz riscontrò problemi ai freni, perdendo per il momento la battaglia con Colin. I due piloti in testa, Liatti e Makinen, nel frattempo stavano ancora battagliando distanziati di poco, fino alla SS18, dove il finlandese vinse con 15 secondi di vantaggio, aumentando il vantaggio a mezzo minuto. Era finita? Probabilmente molti piloti lo avrebbero pensato, ma non Piero Liatti, che continuò a spremere la vettura al massimo. Thiry era l’unica Ford rimasta, dopo che Kankkunen aveva distrutto la sua durante la seconda giornata. Il belga si trovava quinto, ma faticava a mantenere un buon passo, mentre dietro di lui si avvicinava la Peugeot 306 Kit Car di Gilles Panizzi. Nonostante come abbiamo visto le Kit Car potessero dire la loro sull’asfalto, l’umidità e alcune sezioni scivolose durante la prima giornata le costrinsero a recuperare il terreno perso nelle tappe successive. Panizzi vinse 4 delle 6 speciali dell’ultimo giorno, e per Thiry fu game over, costretto al sesto posto dietro alla Peugeot Kit Car. Davanti a loro Sainz e McRae erano in battaglia per il bronzo. Nonostante El Matador volesse il gradino più basso del podio ardentemente, McRae fu in grado di difendersi, concludendo con solo 1,5 secondi di margine, una giusto premio per non essersi arreso dopo la foratura. Il suo compagno di squadra Liatti, nonostante l’impegno, non riuscì a sopravanzare Makinen, che riuscì ad amministrare egregiamente il vantaggio e a vincere in Italia per la prima volta. Questo risultato poneva il finlandese solo 2 punti dietro a Sainz, con ancora 2 gare da disputare. Grazie al terzo posto, anche McRae era matematicamente ancora in lotta per il titolo, ma le sue possibilità erano molto scarse. Il penultimo round riportava la competizione nell’emisfero sud, per il rally di Australia, famoso per le sue strade polverose e strette con gli alberi a fianco pronti a mettere la parola “fine” sulla tua gara. Per questo evento gli organizzatori sperimentarono un rivoluzionario sistema di semaforo che, in qualche modo, diventerà uno dei protagonisti dell’evento, ci torneremo! La gara partì normalmente, con Makinen che soffrì di un problema alle sospensioni durante il primo giorno, mente era secondo. Non solo gli fece perdere tempo, ma gli costò anche un minuto di penalità per non aver riparato la sua auto entro il tempo stabilito. La possibilità di vincere il terzo titolo gli stava scivolando dalle mani. McRae anche stava combattendo contro problemi alle sospensioni, perdendo tempo e posizioni e concludendo solo sesto il primo giorno. Lo scozzese era già l’unica Subaru rimasta, dopo che Piero Liatti aveva distrutto la sua, nella sua ultima gara per il team. Ma dov’era Sainz? Con i suoi rivali in difficoltà, lo spagnolo poteva chiudere i conti per il titolo. Era quinto, non troppo distante da Kankkunen e Loix, ma con soli 10 secondi di margine su McRae; doveva certamente aumentare il ritmo se voleva qualche punto in più. Davanti a tutti c’era quindi la Evo numero 2 di Burns, che stava dominando l’evento con già un minuto di vantaggio su Auriol, secondo. Il rally d’Australia, come molti altri questa stagione, provò che solo perché un pilota è primo con un buon margine non significa che i giochi siano chiusi! Durante il secondo giorno Burns si ribaltò, rompendo il turbocompressore e perdendo tutto il massiccio vantaggio costruito. McRae nel frattempo, per non farsi mancare nulla, si ritrovò anche con problemi all’albero di trasmissione, ma in ogni caso non era certo il tipo da arrendersi. Sainz intanto si era preso la prima posizione, la sua tattica di non forzare troppo durante il primo giorno sembrava pagare. Dietro di lui, incredibilmente, Makinen, che stava tenendo un ritmo assurdo. Se doveva superare Sainz, contava ogni decimo di secondo e lui di certo non voleva perderne altri. Ma forse stava esagerando: Makinen fu penalizzato di un minuto per una falsa partenza, apparentemente per non aver aspettato la luce verde. Il finlandese infatti era partito non appena il timer era sullo zero. Diciamo che forse il nuovo semaforo non aveva funzionato in modo eccellente. In ogni caso, durante la notte i giudici annullarono la penalità, in quanto questo nuovo sistema non era ancora coperto dal regolamento. Toyota e Sainz naturalmente non erano felici di questa decisione, ma decisero comunque di non protestare. Anni dopo il team manager del tempo, George Donaldson, disse a Dirtfish che dovevano salvare la reputazione dello sport e della squadra, non volevano vincere grazie a una situazione del genere. Con Sainz e Makinen dunque di nuovo testa a testa, McRae stava recuperando con una guida pressoché perfetta, guadagnando secondi su secondi ad ogni kilometro! Alla fine della SS22 su 24, lo scozzese era primo. Makinen, Sainz e Burns erano in ogni caso dietro di lui di soli 10 secondi. Quattro auto in 10 secondi, che rally! In ogni caso le ultime due speciali non sorrisero ai piloti britannici: Burns colpì un albero e ruppe il radiatore, mentre McRae fece saltare il turbocompressore. Lo scozzese così si dovette accontentare del quarto posto, dietro ad Auriol, un rally sfortunato per Colin, dove avrebbe meritato un risultato ben diverso. Non rimaneva più alcuna possibilità di titolo per lui. I due piloti in lizza per la vittoria erano Sainz e Makinen, con quest’ultimo che alla fine vinse il terzo rally di fila, superando lo spagnolo di due lunghezze, con un round ancora da disputare! Il round finale era nelle foreste britanniche, dove si correva appunto il rally della Gran Bretagna: questo era il primo anno dove aveva perso la famosa denominazione di “RAC”. Rimaneva comunque un round molto difficile, su strade fangose e scivolose. Tutti si aspettavano una grande lotta tra i due contendenti al titolo, magari tirata sino alla fine, come in un film. La cosa sarebbe stata però troppo banale in una stagione ricca di sorprese come questa. Il round cominciò senza troppi fatti degni di nota, e andò avanti così fino alla SS5. La speciale era situata nel tracciato di test della Vauxhall, a Millbrok. 90 minuti prima dell’arrivo delle auto del WRC, erano passate le auto di un rally storico. Una di queste, una Hillman Imp, aveva lasciato una macchia d’olio in una curva sinistra. Makinen, il primo a raggiungere quella curva, non poteva accorgersene e finì contro un muretto di cemento. I piloti successivi vennero avvisati dai commissari di gara, ma per il finlandese nel frattempo sembrava tutto finito. Dato che l’evento attraversava strade pubbliche, Tommi non poteva guidare su tre ruote per legge, e la polizia lo fermò ad un certo punto. Con Makinen fuori, tutto quello che Sainz doveva fare per vincere il suo terzo titolo dopo sei lunghi anni era terminare almeno quarto. [99% me stesso, 1% Makinen] Alla fine della prima tappa lo spagnolo era secondo. In prima posizione c’era McRae, in grande forma durante il suo ultimo evento con Subaru: la fine di un duo leggendario. Vista l’occasione speciale, Subaru duplicò la presenza di McRae in team, ingaggiando Alister, il fratello più giovane di Colin, che aveva vinto il campionato britannico nel 1995. Alister era sorprendentemente in terza posizione, davanti a grandi nomi come Aurol, Kankkunen e Burns. Il giorno seguente tuttavia presentò nuove sorprese. Toyota perse due delle sue Corolla, quelle di Auriol e Gronholm, per via di problemi tecnici. Richard Burns e la sua Mitsubishi iniziarono la scalata verso la vetta della classifica, confrontandosi con McRae per la prima posizione. Sfortunatamente per Colin, la battaglia non durò granché: la sua ultima guida per Subaru terminò con un motore KO, non certo il modo in cui voleva lasciare Subaru. Burns quindi si prese la prima posizione, con nessun’altro in grado di contrastarlo. Sainz nel frattempo era quarto, la posizione minima per laurearsi campione. Doveva evitare di fare gravi errori e non doveva stressare troppo la macchina. L’ultima giornata di rally dell’anno sembrava tranquilla, con la maggior parte dei piloti in posizioni ben definite e solo un ritiro tra I top driver: quello di Alister McRae. I fan di Carlos erano già pronti a celebrare il trionfo del loro idolo. Non troppo dopo aver visto Richard Burns tagliare il traguardo e conquistare la sua seconda vittoria, non vedevano l’ora di veder comparire la sagola della Corolla di Sainz. E aspettarono, aspettarono e aspettarono ancora. Finalmente Carlos comparì sulla scena, la sua Corolla si muoveva molto lentamente e fumava senza sosta. Una fiamma fece capolino da sotto il cofano e, tra lo stupore di tutti i presenti, la Toyota si fermò. Sainz e Moya erano a soli 300 metri dal traguardo, ma non c’era possibilità di far ripartire la vettura. Sainz aveva perso il terzo titolo. I rumors a proposito di questa incredibile Caporetto per Sainz non si sono ancora fermati! Alcuni dicono che Sainz stava guidando troppo con cautela, perdendo la concentrazione e danneggiando il motore in seguito a una piccola uscita di strada. Un’altra teoria vede uno dei meccanici aver causato un overboost sul motore con un’operazione sbagliata. Probabilmente non sapremo mai la verità, ma quel che è certo è che Makinen, che si trovava già all’aeroporto, fu chiamato dal fratello che gli disse che era campione del mondo per la terza volta di fila. Inizialmente Tommi pensò ad uno scherzo, prima che la gioia riempisse il suo volto. Naturalmente disse che gli dispiaceva per Sainz, chi non lo avrebbe fatto? In ogni caso, nonostante un inizio di stagione sfortunato, alla fine Tommi aveva vinto 5 delle 13 gare in calendario, quindi non è che non si meritasse il titolo. In ogni caso, non fu l’unica gioia per Mitsubishi quel giorno: grazie alla vittoria di Richard Burns, il team giapponese aveva vinto il suo primo (e sinora unico) titolo marche! Una stagione certamente da sogno per i fan del marchio con i tre diamanti. Il trionfo di Gustavo Trelles nel campionato Produzione, con la sua Lancer Gruppo N, non fece altro che aggiungere la ciliegina sulla torta alla stagione di Mitsubishi. Il pilota uruguayano si dimostrò veloce e costante tutto l’anno, vincendo anche lui il terzo campionato di fila. Con Burns primo e molti ritiri, le due Ford di Kankkunen e Thiry completarono il podio nell’ultima gara di sempre della Escort nel WRC, un bell’addio per un modello che aveva iniziato a gareggiare prima ancora dell’istituzione del mondiale. Sorrisi anche per SEAT, che aveva ottenuto il primo punto nel WRC. Con questi risultati finali, una stagione veramente incredibile giunse al termine. Makinen vinse il terzo titolo davanti a Sainz, McRae, Kankkunen, Auriol e Richard Burns. Come abbiamo visto il 1998 è stata davvero una stagione ricca di sorprese, colpi di scena ed avvenimenti impensabili, regalandoci anche diversi duelli indimenticabili. Per non parlare di uno dei finali di stagione più drammatici di tutti gli sport motoristici. Probabilmente Carlos Sainz non lo ricorderà con altrettanto affetto. Per me è stata una tra le migliori stagioni nella storia del WRC, se non LA migliore. Era così piena di cose da dire che non è stato facile scrivere un riassunto. Spero che leggere questo muro di testo non sia stato troppo male
Edited by ruben29292 - 25/3/2024, 00:24
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